Andrea Gabrieli

Chiavari (GE) Italy

Il mio soggetto prediletto la montagna, in special modo quella aspra e dura che si incontra durante le scalate alpinistiche e scialpinistiche. Ho interesse anche per i vicoli di Genova, con la loro vecchia storia di carruggi, botteghe ed antichi mestieri da salvare: in questo caso trovo che lo scopo della fotografia sia quello di preservare la memoria delle cose, delle culture e dei modi di vivere di un tempo.

Sono laureato in Fisica e attualmente lavoro come programmatore a Genova. Coltivo la passione per la fotografia dal 1993. Ho iniziato con una Yashica FX-3 super 2000. Attualmente uso una Nikon FE-2 manuale.

Prediligo gli obiettivi fissi 50mm e 28mm e scatto prevalentemente con pellicole bianco e nero.

Nelle mie fotografie cerco di ritrarre ambienti abitati senza mettere in posa i soggetti. Non sono alla ricerca di un effetto solamente estetico, apparente, bens cerco di cogliere la spontaneit dellattimo, lemozione che intrinsecamente ed improvvisamente esso porta con s.

A proposito di questa predisposizione Jules Renard scriveva:

Balza dal letto di buon mattino, e parte soltanto se ha la mente lucida, il cuore puro e il corpo leggero come un abito estivo. Non porta provviste con s. Berr laria fresca, in cammino, e aspirer i salubri odori della campagna. Lascia a casa le armi e si accontenta di aprir bene gli occhi. Gli occhi servono da reticelle dove le immagini si imprigionano da sole.

tratto da 'Storie Naturali' di J. Renard

Pi in generale mi ritrovo nelle parole del poeta ed alpinista Gianni Calcagno:

"...L'avventura in montagna non scalare, non salire sulle montagne pi alte, non salire a 8000 metri in 20 ore con una mano dietro la schiena e con gli occhi bendati, non passare la vita in frigorifero per abituarsi alle temperature rigide: non tutto ci. L'avventura in montagna, in fondo, siamo noi. Siamo noi che ci proiettiamo in un palcoscenico che completamente diverso dal nostro ambiente, che vi proiettiamo la nostra cultura, il nostro modo di vivere, di intendere, di capire, la nostra volont; in pratica tutto ci che noi siamo, che pensiamo, tutto ci in cui crediamo. E la vera avventura di confrontare queste idee, noi stessi, con gli altri; di riuscire a vivere con gli altri in perfetta armonia; di riuscire a superare ci che ci eravamo prefissi in pace con noi stessi e con l'ambiente. In poche parole di ritrovare il bambino che nascosto dentro di noi e che ci permette di fare determinate cose. Altrimenti ragionando freddamente su questo problema, nessuno di noi andrebbe a ficcarsi a 30 gradi sotto zero, con il respiro corto e uno zaino di 20 chili sulle spalle, rischiando la propria vita, se non per ritrovare le sensazioni che provava quel bambino a salire quegli otto metri di un muro di casa propria solo per vedere un orizzonte un pochino pi ampio."

Gianni Calcagno

Attualmente ho presentato una serie di fotografie del mio viaggio nella regione del Karakorum (Pakistan del nord). Le foto ripercorrono le tappe di un trekking sul Biafo Glacier e sullo Snow Lake (altezza massima 5150 mt), ponendo particolare attenzione alla dura attivit dei portatori, ed alla vita degli uomini e dei bambini che abitano gli isolati villaggi e le piccole cittadine del nord del paese.

Sono attratto dal rapporto dialettico e spesso doloroso tra uomo e natura, in particolare il rapporto tra uomo e montagna. La montagna ha sempre rappresentato un sogno che comporta spesso, per realizzarsi appieno, unestrema fatica fisica. E come se la via fosse il purgatorio per giungere al paradiso delle cime, allemozione pura condivisa con i compagni di cordata.

Nei miei scatti cerco di sottolineare la piccolezza delluomo nei confronti della montagna e della natura pi in generale. Luomo pu solo lasciare brevi tracce, effimere ma uniche, come quelle che si lasciano nella neve. Nonostante ci luomo pu essere a suo modo grande, cio capace di gesti ed imprese che da sole possono dare, io penso, un senso a tutto il creato.